sabato 2 febbraio 2013

Storia di un fallimento annunciato


Quando questa estate Sabatini e Baldini hanno annunciato il ritorno di Zeman sulla panchina giallorossa, tredici anni dopo l'ultima volta, un'ondata di euforia ha pervaso non solo l'ambiente romanista, tradizionalmente incline a sognare a occhi aperti, ma l'intero mondo del giornalismo sportivo italiano. Fiumi d'inchiostro sono stati versati per celebrare il grande ritorno del Maestro, l'allenatore diventato simbolo di giustizia e onestà nel 1998 dopo avere pubblicamente accusato la Juventus, e in particolare i suoi giocatori Vialli e Del Piero, di aver fatto uso di sostanze proibite per migliorare le prestazioni sportive. Accuse alle quali fece seguito un processo iniziato nel 2002 che vide la società bianconera accusata per frode sportiva mediante somministrazione sistematica di EPO e abuso di altri farmaci. Processo conclusosi definitivamente il 30 marzo 2007 con la sentenza della Corte di Cassazione, che confermò l'assoluzione, pronunciata già in Appello, degli imputati Riccardo Agricola e Antonio Giraudo dalle accuse legate al doping. Una luna di miele, quella tra Zeman e la stampa sportiva, che è la logica e diretta conseguenza di una comune e ampia cultura anti-juventina che storicamente vive nel nostro Paese, in cui d'altronde ogni forma di eccellenza fatica a essere accettata e a maggior ragione riconosciuta.
Questa estate Sabatini e Baldini hanno pensato bene di affidare la ricostruzione della Roma a Zeman, sperando magari di vedere realizzato quel sogno di calcio utopico che va sotto il nome di Zemanlandia: un'isola felice dove, si dice, il calcio è genuino, sano e spettacolare. L'isola che non c'è.
E adesso, dopo 23 giornate, la Roma si trova ottava, a nove punti dalla zona Champions, obiettivo dichiarato a inizio stagione. Con il secondo miglior attacco (dietro solo alla Juventus) e la seconda peggior difesa (prima solo del Pescara), e i soliti problemi che da sempre caratterizzano tutte le squadre di Zeman. Una fase offensiva spettacolare, e una fase difensiva disastrosa.
La stampa sportiva casca dalle nuvole, non sa come giustificare questo fallimento, si chiede cosa non sia andato. Perché. Ma basterebbe solo guardarsi indietro. Sono trent'anni che le squadre di Zeman hanno gli stessi pregi e gli stessi enormi difetti. In trent'anni Zeman ha vinto una serie C2 a Licata e due campionati di serie B, uno a Foggia e uno a Pescara, e ha incassato una lunga sfilza di esoneri. L'ultimo pochi minuti fa, con la Roma momentaneamente affidata ad Andreazzoli, membro dell'area tecnica. Ultimo passo di un fallimento annunciato.