mercoledì 23 maggio 2012

A chi il numero dieci?

«È bello che tutti i bambini possano sognare di giocare con una maglia che in 113 anni è stata vestita da grandissimi campioni. La Juve c'è stata, c'è e ci sarà a prescindere da Alessandro Del Piero». Alessandro Del Piero

Ora anche l'ultima pagina del libro è stata scritta. 19 anni di Juve, 705 partite, 290 gol; otto scudetti, una promozione dalla serie B, una Coppa Italia, quattro supercoppe italiane, una Champions League, una Supercoppa europea, una Coppa Intercontinentale. Questi i numeri finali di una storia che, è scontato dirlo, va ben oltre i numeri.
Domenica notte il cerchio si è chiuso e ora anche Del Piero è diventato un grande classico della storia bianconera. L'uomo dei record, quasi tutti, il riferimento per ogni calciatore che veste e vestirà la maglia della Juventus. Giocherà ancora Pinturicchio, lo farà lontano da Torino e lontano dall'Italia: non poteva che essere così. Inghilterra o USA le alternative. Venerdì prossimo, in occasione della conferenza stampa convocata dallo stesso Del Piero, sapremo probabilmente qualcosa di più sul suo futuro.
Volta pagina dunque, Del Piero. E con lui la Juventus, che adesso si trova a gestire il complicato periodo del post Del Piero. Agnelli ha programmato già da molto tempo questa situazione, come dimostra l'annuncio dello scorso ottobre: la Juventus ha avuto quindi tutto il tempo per organizzare il proprio futuro senza il suo capitano. Girano grandi nomi: Van Persie, Higuain, Cavani. Ma al momento il favorito per vestire la maglia numero dieci sembra Marco Verratti, un ragazzino che si è fatto notare nella grande stagione del Pescara di Zeman. Sarebbe suggestivo vedere un ragazzo che deve ancora compiere vent'anni e che deve ancora debuttare in serie A vestire la maglia numero dieci di Del Piero. Molto suggestivo e molto pericoloso. Perché questa maglia è molto pesante, soprattutto alla Juventus e ancora di più oggi che nella mente di tutti è legata a doppio filo a Del Piero. Non basta avere talento per avere il dieci, ci vuole personalità, molta. Se non si trova sulle spalle giuste, questo numero può diventare un problema, un peso troppo grande. La Juve non deve avere fretta e se non troverà l'uomo giusto non deve avere paura ad aspettare anche una stagione, il che non vuol dire ritirare la maglia. Il dieci è il numero benedetto per eccellenza, quello dei campioni, quello che hanno portato sulle spalle Pelè e Maradona. Per i bambini è la maglia da farsi regalare, per tutti è la maglia dei sogni. Giustissimo non ritirarla. Ma attenzione a non trasformare questo numero in una maledizione.

giovedì 17 maggio 2012

I pensieri del minuto cinquantasei


Una partita, una sola partita, e poi calerà il sipario sulla storia tra Del Piero e la Juventus. Una storia lunga diciannove anni sulla quale domenica in tarda serata verrà scritta la parola fine. Stavolta davvero, non c'è più spazio per speranze o colpi di scena. Del Piero ha già lasciato la sua casa, lo Juventus Stadium, domenica scorsa: il padrone non lo voleva più e lui se ne è andato così, nel suo stile, sommerso da un diluvio di applausi e dalle lacrime della sua gente. Uno spettacolo surreale perché avvenuto durante la partita, dopo il cambio con Pepe al minuto cinquantasei. Tutti lo volevano ancora Del Piero, almeno un'altra stagione, per rivederlo nelle notti di Champions e provare ancora qualche brivido con lui. Tutti, meno che Andrea Agnelli e qualcun altro all'interno della società. Una storia lunghissima, quella tra Del Piero e la Juventus, eppure c'è nell'aria quella strana sensazione che sia finita troppo presto, e comunque nel modo sbagliato. Con quell'annuncio del presidente agli azionisti, lo scorso ottobre, senza stile, senza rispetto, fuori tempo. Per questo domenica la gente ha applaudito così a lungo e si è commossa fino alle lacrime, al momento della sostituzione di Del Piero. Io ero lì, allo Juventus Stadium, e quel rumore, così avvolgente, forte, pulito, non lo posso scordare. Credo ci siano tante cose dietro a questa straordinaria dimostrazione di affetto. C'è il giocatore Del Piero, e questo è ovvio. C'è la persona Del Piero, che tutti hanno imparato a conoscere, chi più chi meno, e ad apprezzare. Ma c'è anche il tempo che passa. Ci sono diciannove anni che se ne sono andati, e te ne accorgi lì, al minuto cinquantasei di una partita di calcio. Vedi il tabellone delle sostituzioni con sopra quel numero, il 10, e ti rendi conto che il tempo è volato, e ti scorre davanti agli occhi il film di un bel pezzo della tua vita. E poi c'è, come dicevo, la sensazione che questo sogno poteva continuare ancora, almeno un altro anno. Perché Del Piero ha dimostrato di essere ancora in grado di decidere le partite, nonostante lo scarsissimo impiego. Quel gol alla Lazio è il più importante della stagione, anche se qualcuno faticherà ad ammetterlo.
Finisce così questa storia che nessuno avrebbe mai voluto finisse. Con Del Piero che giocherà l'ennesima finale della sua carriera, quella della Coppa Italia, domenica prossima, a Roma. Di nuovo a Roma, come il 22 maggio 1996, quando la Juventus sconfisse l'Ajax ai calci di rigore e alzò al cielo la sua seconda, e al momento ultima, Coppa dei Campioni. In quella partita Del Piero era titolare, e lo sarà anche domenica prossima, sedici anni dopo. Il cerchio si sta per chiudere.

sabato 5 maggio 2012

Vecchi fantasmi sotto la pioggia


Tutte le previsioni meteo dicono che domani sera a Trieste ci sarà un temporale. Il gioco del calcio ha poche regole, anche piuttosto chiare. Ma questa è davvero la più semplice: per poter giocare una partita, la palla deve rimbalzare. Sono ottimista e penso che la squadra avrà la forza di rialzarsi dopo il passo falso col Lecce. Ma se dovesse venire il diluvio, spero che stavolta qualcuno si ricordi del regolamento.

giovedì 3 maggio 2012

Più uno a 180 minuti dalla fine


Cosa puoi dire a uno che dopo aver fatto il fenomeno al Mondiale 2006 è sceso in b per attaccamento alla maglia bianconera? Poteva andare ovunque, tutti lo volevano, ma è rimasto alla Juve, in quella Juve, una squadra da rifondare, senza società e senza idee. E' rimasto, ed è uno dei motivi per cui la Juve ancora oggi è la Juve. Ha fatto un errore, come li fanno tutti. Solo che chi sta in porta può fare meno errori degli altri. Da ieri sera lo ringrazio ancora di più, il grande Gigi Buffon.
Siamo a più uno e mancano due giornate, tutto il resto non ha più senso. Dimentichiamolo.